In presenza: Sala della Federazione Italiana Lavoratori Trasporti, Piazza Vittorio 113.
In diretta sul canale Youtube dell'ANPI Provinciale di Roma:
https://www.youtube.com/c/AnpiProvincialediRoma
L'assessora Claudia Pratelli e il consigliere delegato Daniele Parrucci invitano a:
3 marzo 2025 h 15:30 - incontro dedicato ai docenti: 25 aprile 1945, il giorno in cui nacque la Costituzione.
Sala della protomoteca in Campidoglio.
Marco Fioravanti, Università Roma Tor Vergata; Davide Conti, storico; Marina Pierlorenzi, presidente ANPI provinciale di Roma.
24 febbraio 1945: Eugenio Curiel è assassinato a Milano
Mentre si reca ad un appuntamento clandestino, il comandante del Fronte della Gioventù (organizzazione giovanile della Resistenza italiana, denominazione successivamente usurpata dal movimento giovanile del neofascista Movimento Sociale Italiano) Eugenio Curiel è sorpreso a Piazzale Baracca da un drappello di militi delle Brigate Nere ed è riconosciuto da un delatore. I fascisti sparano a bruciapelo in faccia al giovane fisico che tenta disperatamente la fuga. Riparatosi dentro ad un portone vicino, viene raggiunto e finito dalla teppa repubblichina. Aveva 33 anni.
Nato a Trieste l'11 dicembre 1912 da un'agiata famiglia ebrea, aveva dedicato allo studio l'adolescenza, conseguendo con un anno d'anticipo la licenza liceale. Di ingegno vivacissimo, aveva frequentato, per volere del padre, il primo biennio di Ingegneria a Firenze. Si era poi iscritto al Politecnico di Milano, ma lo aveva lasciato per tornare a Firenze a seguire i corsi di Fisica. Completò questi studi a Padova, laureandosi (110/110 e lode), a soli 21 anni, con una tesi sulle disintegrazioni nucleari. Assistente del professor Laura, si diede negli anni tra il 1933 e il 1934 anche agli studi filosofici ed approdò, non senza un processo critico, al marxismo. Di qui, nel 1936, la prima presa di contatto di Curiel con il Centro estero del Partito comunista, a Parigi. Nel 1937 il giovane intellettuale assume la responsabilità della pagina sindacale del “Bò”, il giornale universitario di Padova. Ma quell'impegno nella “attività legale” dura poco. Nel 1938 Curiel, a seguito delle leggi razziali, è sollevato dall'insegnamento e si trasferisce a Milano. Qui prende contatti con il Centro interno socialista e con vari gruppi antifascisti, ma il 23 giugno del 1939 viene arrestato da agenti dell'Ovra. Qualche mese nel carcere di San Vittore, il processo e la condanna a cinque anni di confino a Ventotene. Nell'isola, dove arrivano operai, antifascisti, garibaldini di Spagna – attraverso una sorta di “università proletaria” nella quale anche Curiel insegna, come dimostrano gli appunti ritrovati delle sue lezioni – si formano i quadri che organizzeranno la Resistenza. Il 21 agosto del 1943 anche Curiel, per sofferta decisione del governo Badoglio, lascia Ventotene. Torna in Veneto, ritrova vecchi amici e collaboratori, indica loro la via della lotta armata e infine ritorna a Milano. Qui dirige, di fatto, l'Unità clandestina e la rivista comunista La nostra lotta, tiene i contatti con gli intellettuali antifascisti, promuove tra i giovani resistenti la costituzione di un'organizzazione unitaria, il “Fronte della gioventù per l'indipendenza nazionale e per la libertà”.
«Docente universitario, sicura promessa della scienza italiana fu vecchio combattente, seppur giovane d'età, nella lotta per la libertà del popolo. Chiamò a raccolta, per primo, tutti i giovani d'Italia contro il nemico nazifascista. Attratta dalla sua fede, dal suo entusiasmo e dal suo esempio, la parte migliore della gioventù italiana rispose all'appello ed egli seppe guidarla nell'eroica lotta ed organizzarla in quel potente strumento di liberazione che fu il Fronte della gioventù. Animatore impareggiabile è sempre laddove c'è da organizzare, da combattere, da incoraggiare. Spiato, braccato dall'insidioso nemico che vedeva in lui il più pericoloso avversario, mai desisteva dalla lotta. Alla vigilia della conclusione vittoriosa degli immensi sforzi del popolo italiano cadeva in un proditorio agguato tesogli dai sicari nazifascisti. Capo ideale e glorioso esempio a tutta la gioventù italiana di eroismo, di amore per la Patria e per la Libertà.»
(Motivazione della concessione della Medaglia d'Oro al Valor Militare alla Memoria)
https://www.anpi.it/biografia/eugenio-curiel
Il comitato provinciale dell'ANPI di Roma esprime la più totale solidarietà a Gad Lerner e a tutti i firmatari e le firmatarie, ebrei ed ebree italiani, di un appello contro la pulizia etnica in Palestina uscito ieri su La Repubblica e su Il Manifesto. Per questo appello sono oggetto di minacce e dileggio da parte di personaggi inqualificabili, probabilmente vicini alla destra israeliana oggi al governo e simpatizzanti dell'attuale presidente degli Stati Uniti che vorrebbe l'espulsione da Gaza di tutti i palestinesi superstiti della carneficina ancora in atto, per farne un resort per milionari imbelli.
Professore di storia e filosofia. Nel 1928 fu arrestato con l'accusa di aver svolto attività antifascista tra gli studenti e condannato a cinque anni di confino. Albertelli fu tra i più convinti propugnatori della fondazione del Partito d'Azione e, dopo l'8 settembre del 1943, fu a Roma tra i più audaci organizzatori della Resistenza e delle formazioni "Giustizia e Libertà".
Membro del Comitato militare romano del CVL, il 1° marzo del 1944 cadde nelle mani della banda Koch. Condotto dai fascisti in via Tasso, dopo giorni di sevizie fu visto dai compagni di lotta con le costole spezzate, il corpo straziato, il volto reso irriconoscibile. Tre settimane dopo l'arresto fu massacrato alle Fosse Ardeatine con gli altri 334 Martiri.
Pilo Albertelli lasciò scritto: "Un uomo senza ideali non è un uomo ed è doveroso sacrificare, quand'è necessario, ogni cosa per questi ideali".
Tra le opere filosofiche di Albertelli: "Gli Eleati, testimonianze e frammenti", Bari, 1939; "Il problema morale nella filosofia di Platone", Roma, 1939.
«Sulle lapidi, a me basterà il mio nome,
le due date che sole contano,
e la qualifica di scrittore e partigiano.»
Beppe Fenoglio nacque ad Alba il 1° marzo 1922;
Terminato il Liceo, Fenoglio si iscrive alla facoltà di Lettere di Torino; ma interrompe gli studi nel 1943, e frequenta il corso per ufficiali, prima a Ceva, poi a Roma.
L’8 settembre l’esercito si dissolve e Fenoglio rientra in famiglia. Sceglie la guerriglia partigiana sulle Langhe, come già avevano fatto i suoi professori di Liceo, Cocito e Chiodi.
Dapprima sale “a Murazzano presso quegli stessi parenti che solevano ospitarlo da ragazzo per le vacanze estive”, poi entra in una brigata d’ispirazione comunista, che opera tra Murazzano e Mombarcaro nell’alta Langa.
Questa formazione partigiana, dopo l’assalto ai depositi militari di Carrù (3 marzo 1944), subisce una pesante sconfitta dai nazifascisti.
Per sfuggire ai rastrellamenti, Fenoglio ritorna ad Alba presso i suoi genitori. A settembre riprende la strada delle colline con le formazioni autonome: “gli azzurri” badogliani, presso il presidio di Mango.
Il 10 ottobre 1944 è con le forze che liberano Alba, che viene difesa fino al 2 novembre (I ventitré giorni della città di Alba).
Trascorre il difficile e lungo inverno in un isolamento terribile, presso la Cascina della Langa.
Nell’ultimo periodo della sua azione partigiana (marzo – maggio 1945), è ufficiale di collegamento presso la missione inglese, che opera nel Monferrato, nel Vercellese ed in Lomellina. Dopo la Liberazione, ritorna alla vita civile; ma l’esperienza partigiana è fondamentale nella sua vita ed ispira molti dei suoi romanzi e racconti.
Nel dopoguerra, Fenoglio visse lavorando come impiegato in un'azienda locale e scrivendo libri e racconti, in gran parte ispirati alla Resistenza e alcuni dei quali usciti postumi. Tra le sue opere: "I ventitré giorni della città di Alba" (Torino 1952), "La malora" (Torino 1954), "Primavera di bellezza" (Milano 1959), "Un giorno di fuoco" (Milano 1963), "Il partigiano Johnny" (Torino 1968), "La paga del sabato" (Torino 1969)
La sua fortuna critica è tutta postuma
Le sue opere presentano due direttrici principali: il mondo rurale delle Langhe e il movimento di resistenza italiana, entrambi ampiamente ispirati dalle proprie esperienze personali; allo stesso modo, Fenoglio si espresse in due stili: la cronaca e l'epos.
Forse è con “Una questione privata” che Fenoglio raggiunge l’apice della sua prova letteraria. Per dirla con le parole di Calvino: “Il libro che la nostra generazione voleva fare, adesso c’è”. Un libro in cui “c’è la Resistenza proprio com’era, di dentro e di fuori, vera come mai era stata scritta, serbata per tanti anni limpidamente dalla memoria fedele, e con tutti i valori morali, tanto più forti quanto più impliciti, e la commozione, e la furia. Ed è un libro di paesaggi, ed è un libro di figure rapide e tutte vive, ed è un libro di parole precise e vere”.
Fenoglio è generalmente considerato il più grande narratore della Resistenza e fin dagli anni Settanta la sua opera ha sollevato dibattiti sia sul versante testuale e filologico, sia in rapporto alle fonti e alla fortuna critica. Quanto all'interpretazione complessiva della sua scrittura, si è oscillato tra una lettura neorealista – così sono stati spesso interpretati, ad esempio, i racconti de I ventitré giorni della città di Alba (1952) e La malora (1954) – e una in chiave di epica moderna, in particolare per le opere postume, Una questione privata (1963) e l’incompiuto Partigiano Johnny (1968).
https://www.italianisti.it/news/call-for-papers/cfp-beppe-fenoglio-torino
“Sono nato in Alba il 1° marzo 1922 - diceva l’autore di sé - e in Alba vivo da sempre, a parte le lunghe assenze impostemi dal servizio militare e dalla lotta partigiana. La mia attività base è quella di dirigente d’industria: più precisamente, curo l’esportazione di una nota casa vinicola piemontese. (...) Per quanto cerchi, non trovo alcun aneddoto di qualche sapore relativamente alla genesi ed alla pubblicazione dei miei libri. Potrà forse interessare questa piccola rivelazione: Primavera di bellezza venne concepito e steso in lingua inglese. Il testo quale lo conoscono i lettori italiani è quindi una mera traduzione. (...) Scrivo per un’infinità di ragioni. Per vocazione, anche per continuare un rapporto con un avvenimento e le convenzioni della vita hanno reso altrimenti impossibile, anche per giustificare i miei sedici anni di studi non coronati da laurea, anche per spirito agonistico, anche per restituirmi sensazioni passate; per un’infinità di ragioni, insomma. Non certo per divertimento. Ci faccio una fatica nera. La più facile delle mie pagine esce spensierata da una decina di penosi rifacimenti. Scrivo with a deep distrust and deeper faith”. Con una profonda sfiducia e una fede più profonda.
Per approfondire:
https://www.centrostudibeppefenoglio.it/it/index.php
https://www.patriaindipendente.it/terza-pagina/mio-padre-beppe-fenoglio/
https://www.anpi.it/bibliografia/il-partigiano-johnny
https://www.raicultura.it/ricerca.html?q=beppe+fenoglio
La presidenza dell'ANPI provinciale di Roma guarda all'idea e al progetto politico di unità dell'Europa raccogliendo da sempre l'eredità del Manifesto di Ventotene, ossia dell'unità continentale dei popoli fondata sulla Pace, la Democrazia e il Lavoro, la solidarietà e l'antifascismo. Per queste ragioni e secondo questo lascito l'ANPI è radicalmente contraria al piano di riarmo dello spazio comune europeo presentato dai rappresentanti e dai vertici politici delle attuali istituzioni UE. Un piano che presuppone e disegna la conversione in una economia di guerra dei nostri assetti sociali e Costituzionali in un quadro di contestuale riduzione delle risorse e di tagli allo stato sociale che non potranno che acuire i termini generali della crisi che attraversa già ora in modo profondo le nostre società e le classi del lavoro. Un impoverimento programmato delle cittadine e dei cittadini a beneficio dell'industria delle armi e di un capitalismo predatorio che tende alla guerra come risoluzione delle proprie criticità e contraddizioni interne. Consideriamo gravi le responsabilità delle classi dirigenti europee in ordine alla totale assenza in questi anni di un minimo tentativo di azione diplomatica e di intervento politico rivolto alla composizione dei conflitti e al ripristino di una azione finalizzata alla cessazione della guerra in Ucraina combattuta su suolo europeo attraverso le armi della Nato. Considerata la debolezza e la assenza totale di questi riferimenti e termini politici all'interno della piattaforma con cui è stata convocata la manifestazione "per l'Europa" del 15 marzo p.v., l'ANPI di Roma (facendo riferimento ai contenuti del dibattito interno maturato nel proprio organismo dirigente, il Comitato Provinciale) ritiene coerente la scelta di non invitare le proprie iscritte e i propri iscritti e simpatizzanti a parteciparvi se non a titolo esclusivamente personale e senza bandiere e fazzoletti dell'Associazione.
"Si svuotino gli arsenali, si riempiano i granai".
Sandro Pertini, partigiano, Presidente della Repubblica, Medaglia d'Oro della Resistenza
L'Ufficio di Presidenza dell'ANPI provinciale di Roma
Alle prime ore dell'alba del 7 marzo 1944 un plotone di militi della PAI (Polizia dell'Africa Italiana) fucila 10 partigiani, prelevati dalle carceri di Via Tasso, a seguito della morte di un tedesco avvenuta durante un attacco partigiano in Piazza dei Mirti, nel popolare quartiere di Centocelle. Caddero sotto il piombo fascista:
Antonio Bussi, gappista e militante del PCI clandestino;
Concetto Fioravanti, militante del Movimento Comunista d'Italia (Bandiera Rossa);
Vincenzo Gentile, gappista del GAP Centrale "Pisacane";
Giorgio Labò, artificiere dei GAP centrali;
Paul Leo Lauffer, ebreo, militante del Partito d'Azione a Montesacro;
Francesco Lipartiti, carabiniere appartenente al Fronte Militare Clandestino di Resistenza;
Mario Mechelli, militante del Movimento Comunista d'Italia;
Antonio Nardi, militante del Movimento Comunista d'Italia;
Augusto Pasini, militante del Partito d'Azione;
Guido Rattoppatore, appartenente al GAP comunista della IV zona.
Antonio Nardi, cui è oggi intitolata la sezione ANPI dei Vigili del Fuoco, svolgeva attività di propaganda antifascista in seno al Movimento Comunista d'Italia, ben radicato tra i Vigili del Fuoco di Roma al punto da disporre di una propria squadra presso la sede di Ostiense in Via Marmorata. Nel dicembre 1943, mentre si trovava in servizio presso la sede centrale di Via Genova, ove era molto noto e apprezzato per le sue doti di autista e meccanico, venne tratto in arresto e imprigionato; dopo un processo farsa, terminò la propria esistenza a Forte Bravetta.
https://www.infoaut.org/storia-di-classe/4-maggio-1918-gramsci-il-nostro-marx
Nato a Parigi nel 1920, il giovane Giglio trascorse gli anni della propria giovinezza a Roma, dove coronò gli studi con la laurea in Giurisprudenza, per poi entrare nella Scuola Ufficiali di Ancona. Arruolatosi volontario nel 1939, fu ferito in combattimento sulle montagne della Grecia. Dopo un breve periodo di servizio presso la Commissione d'armistizio a Torino, chiese e ottenne di essere nuovamente trasferito al servizio attivo, venendo così assegnato all'81° Reggimento fanteria di stanza nella capitale. Il 10 settembre 1943 combatté contro i tedeschi a Porta San Paolo assieme ai suoi soldati.
Abbandonata Roma pochi giorni dopo l'occupazione nazifascista, attraverso un rocambolesco viaggio che da Sulmona lo portò a Benevento, ove incontrò le avanguardie della V Armata statunitense, e infine a Napoli, Giglio si rese disponibile a collaborare con l'Office of Strategic Service (OSS) in veste di agente informativo; dopo essersi recato a Bari per mettere al corrente i vertici del governo italiano di quanto aveva avuto modo di osservare a Roma, fece ritorno a Napoli e da lì passò nuovamente la linea del fronte, stabilendosi infine a Roma.
Nella capitale, Giglio si arruolò nella Polizia Ausiliaria Repubblicana al fine di non destare sospetti e godere della massima libertà d'azione, specie durante le ore del coprifuoco. In poco tempo, il giovane tenente riuscì ad allestire un servizio d'informazione clandestino, noto come "Radio Vittoria", grazie al quale divenne in grado di procacciarsi e trasmettere quotidianamente ai comandi alleati notizie relative all'attività militare di tedeschi e fascisti nella città occupata, adoperandosi in oltre per individuare località della costa tirrenica in cui permettere lo sbarco di motosiluranti alleate he potessero trasportare nell'Italia liberata esponenti politici e militari del fronte antifascista. Strinse numerosi contatti con i responsabili del servizio d'informazione dell'organizzazione militare clandestina socialista, tra cui Giuliano Vassalli, e con Giuseppe Cordero Lanza di Montezemolo, comandante del Fronte Militare Clandestino di Resistenza (FMCR). Nella propria attività si valse della preziosa collaborazione di altri agenti al servizio degli Alleati, tra i quali lo statunitense Peter Tompkins, giunto a Roma alla vigilia dello sbarco di Anzio, con il quale Giglio condivise per un certo periodo il proprio rifugio.
L'arresto di Ettore Bonocore, suo collaboratore, ad opera dei fascisti della banda Koch costrinse Giglio a mettere al sicuro la ricetrasmittente e altri documenti compromettenti, nascosti su un barcone galleggiante ormeggiato lungo il Tevere: li cadde in una trappola tesagli da Koch e dal questore Caruso. Arrestato e tradotto alla Pensione Oltremare in via Principe Amedeo, fu sottoposto a estenuanti torture perché rivelasse i nomi dei componenti dell'organizzazione clandestina, ma assunse su di sé l'intera responsabilità, salvando con il silenzio i propri compagni. Ridotto in fin di vita, fu trasportato a Regina Coeli il 23 marzo, venendo prelevato il giorno successivo per essere assassinato alle Fosse Ardeatine.
A Maurizio Giglio è stata conferita la Medaglia d'Oro al Valor Militare.