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Elio Calisti, partigiano combattente, si è spento ieri 27 gennaio a 95 anni

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Si è spento ieri 27 gennaio a 95 anni Elio Calisti, partigiano combattente, iscritto alla sezione dell'ANPI di Genzano. 
I funerali si terranno mercoledì 31 gennaio alle ore 11 presso la chiesa di S. Luca Evangelista al Prenestino.
Il Comitato Provinciale di Roma si unisce al cordoglio di familiari e amici.

Nato a Montegiorgio (Ascoli Piceno) il 2 gennaio 1923, Partigiano Combattente nella BGT “Decio Filipponi”, formazione garibaldina operante nell’ascolano. 
Marconista nell’Aeronautica militare, l’8 settembre 1943 si scontrò subito con i tedeschi alle casermette di Ascoli Piceno, avendone la meglio. Tornato a Montegiorgio, armato e ancora in abiti militari, si aggregò per alcuni mesi ad una formazione garibaldina, la “Decio Filipponi” operante nelle Marche sui monti tra Ascoli e Fermo, e anche qui Calisti si scontrò con gli occupanti.

“Dopo l’armistizio dell’8 settembre del 1943 tornai a casa sbandato, e mi incontrai con la fidanzata di allora. Nascosi il fucile negli alloggi di una suora anziana che conoscevo, Suor Emidia, mentre le due bombe a mano in dotazione le nascosi nella soffitta del Teatro del paese di cui mio padre era custode (dopo la guerra le andai a ricercare ma erano sparite!). Non sapevo nulla del bando di Graziani, e mentre passeggiavo in piazza, vidi affisso accanto al tabaccaio il manifesto che invitava tutti i Militari Italiani a presentarsi presso la più vicina Caserma dei Carabinieri o della GNR, pena la fucilazione. Appresi così d’essere stato condannato a morte! Dopo pochi giorni, venni fermato da un gruppo della Milizia Fascista, di cui faceva parte anche mio cugino; mi chiesero i documenti e mi interrogarono: dissi di essere in licenza e questi, benché disarmato, mi accompagnarono a casa per visionare il mio documento di permesso.

Bussai alla porta di casa, sapendo che mi avrebbero fucilato dato che non avevo nessun permesso, e mentre i fascisti mi erano alle spalle col fucile puntato, scansai bruscamente mia nonna che era venuta ad aprirmi, facendola cadere, e mi gettai dalla finestra del primo piano; questi spararono qualche colpo ma io mi salvai, e da quel momento andai in montagna coi partigiani, rimanendovi 8 mesi. In quel periodo ebbi 4 conflitti a fuoco coi tedeschi: uno subito dopo l’armistizio, quando ancora non eravamo sbandati, dove come Militari della Regia aeronautica resistemmo, ed altri 3 scontri nel periodo da partigiano”.

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