25 marzo 2018 - Camminata commemorativa dell'attacco di Via Rasella del 23 marzo 1944
L’attacco partigiano a Via Rasella, del 23 marzo 1944 è uno dei momenti più significativi della guerriglia urbana gappista nelle città italiane occupate dai tedeschi. Unico caso nella storia della Resistenza europea, si è trasformato in una delle più rozze e diffuse falsificazioni della storia dell’Italia moderna.
L'attacco fu un legittimo atto di guerra portato a termine in maniera eccellente dal punto di vista militare e provocò un grandissimo stato di turbamento nelle autorità germaniche. Esse infatti, dopo di allora, smisero di far transitare le truppe all’interno della città preferendo obtorto collo servirsi delle vie consolari, pur essendo le stesse maggiormente esposte agli attacchi alleati e dei partigiani. Di conseguenza scemarono i bombardamenti alleati nell’area metropolitana, per concentrarsi appunto lungo le vie periferiche.
Noi che siamo figli dell’esperienza resistenziale tutta, ma di quella della provincia romana in particolare, abbiamo voluto ricordare questa azione rivivendone un aspetto poco considerato: il tragitto che Sasà Bentivegna dovette affrontare con il carretto di spazzino imbottito di esplosivo, per raggiungere il luogo dell’attacco: dalla base rifugio sita in una cantina di un palazzo di Via Marco Aurelio fino a Via Rasella. Il viaggio è stato raccontato dallo stesso Sasà: “(…) spingere quel carretto per le salite di Roma fu uno sforzo sovrumano. I sampietrini lo rendevano traballante e a ogni discesa dovetti impiegare tutte le mie forze per frenarlo. Avevo caldo e sotto il camiciotto di tela blu sudavo per la tensione, l’emozione e la fatica. (…)” (Rosario Bentivegna, Senza fare di necessità virtù).
Abbiamo terminato la camminata a Piazza Barberini, dove vennero effettuati altri attacchi gappisti, uno, fallito, ad opera di Mario Fiorentini, l'altro, riuscito, ad opera di Rosario Bentivegna, contro le truppe tedesche uscite dal cinema.
foto della camminata
L’attacco partigiano a Via Rasella, del 23 marzo 1944 è uno dei momenti più significativi della guerriglia urbana gappista nelle città italiane occupate dai tedeschi. Unico caso nella storia della Resistenza europea, si è trasformato in una delle più rozze e diffuse falsificazioni della storia dell’Italia moderna.
L'attacco fu un legittimo atto di guerra portato a termine in maniera eccellente dal punto di vista militare e provocò un grandissimo stato di turbamento nelle autorità germaniche. Esse infatti, dopo di allora, smisero di far transitare le truppe all’interno della città preferendo obtorto collo servirsi delle vie consolari, pur essendo le stesse maggiormente esposte agli attacchi alleati e dei partigiani. Di conseguenza scemarono i bombardamenti alleati nell’area metropolitana, per concentrarsi appunto lungo le vie periferiche.
Noi che siamo figli dell’esperienza resistenziale tutta, ma di quella della provincia romana in particolare, abbiamo voluto ricordare questa azione rivivendone un aspetto poco considerato: il tragitto che Sasà Bentivegna dovette affrontare con il carretto di spazzino imbottito di esplosivo, per raggiungere il luogo dell’attacco: dalla base rifugio sita in una cantina di un palazzo di Via Marco Aurelio fino a Via Rasella. Il viaggio è stato raccontato dallo stesso Sasà: “(…) spingere quel carretto per le salite di Roma fu uno sforzo sovrumano. I sampietrini lo rendevano traballante e a ogni discesa dovetti impiegare tutte le mie forze per frenarlo. Avevo caldo e sotto il camiciotto di tela blu sudavo per la tensione, l’emozione e la fatica. (…)” (Rosario Bentivegna, Senza fare di necessità virtù).
Abbiamo terminato la camminata a Piazza Barberini, dove vennero effettuati altri attacchi gappisti, uno, fallito, ad opera di Mario Fiorentini, l'altro, riuscito, ad opera di Rosario Bentivegna, contro le truppe tedesche uscite dal cinema.
foto della camminata