Al Trullo la seconda edizione della Pastasciutta Antifascista di Casa Cervi.
Il più bel funerale del fascismo
Giovedi 25 luglio 2019 dalle ore 19.00 presso il Giardino Caterina Cicetti al Trullo, l’ANPI sezione Trullo-Magliana “Franco Bartolini”, nel ricordo della prima pastasciutta offerta dalla famiglia Cervi per festeggiare la caduta del fascismo, con la partecipazione della Stradabanda che con la sua musica popolare di strada allieterà tutta la serata, degli attori Tiziano Scrocca e Simone Giacinti che accompagnati dalle musiche di Luca Bocchettileggeranno le poesie de Er Pinto (poeta anonimo di strada), organizza la seconda edizione de:
“La Pastasciutta antifascista di Casa Cervi.”
Il più bel discorso sulla fine del fascismo:
la pastasciutta in bollore, parole di Papà Cervi
Festeggiamo tutti insieme con una buona pastasciutta, un bicchiere di rosso e una fette di cocomero. Una mangiata collettiva per unirci anche a Roma alla rete nazionale della pastasciutta antifascista
Alla caduta del fascismo, il 25 luglio del 1943, fu grande festa a casa Cervi, come in tutto il Paese. Una gioia spontanea di molti italiani che speravano nella fine della guerra, nella morte della dittatura. Seguiranno i mesi delle peggiori persecuzioni per il popolo italiano e la Liberazione verrà solo 20 mesi dopo, al prezzo di molte sofferenze. Ma quel 25 luglio, alla notizia che il duce era stato arrestato, c’era solo la voglia di festeggiare.
Da Casa Cervi partì uno degli eventi spontanei più originali, con una grande pastasciutta offerta a tutto il paese, per festeggiare, come disse Papà Cervi, il “più bel funerale del fascismo”. I Cervi portarono la pastasciutta in piazza, nei bidoni per il latte. Con un rapido passaparola la cittadinanza si riunì attorno al carro e alla “birocia” che aveva portato la pasta. Tutti in fila per avere un piatto di quei maccheroni conditi a burro e formaggio che, in tempo di guerra e di razionamenti, erano prima di tutto un pasto di lusso.
C’era la fame, ma c’era anche la voglia di uscire dall’incubo del fascismo e della guerra, il desiderio di “riprendersi la piazza” con un moto spontaneo, dopo anni di adunate a comando e di divieti.
Di quel 25 luglio, di quella pagina di storia italiana è rimasto poco nella memoria collettiva. Eppure c’è stato, in tutta Italia e in quella data, uno spirito genuino e pacifico di festa popolare: prima dell’8 settembre, dell’occupazione tedesca, della Repubblica di Salò. Prima delle brigate partigiane e della Lotta di Liberazione.
Da più di vent’anni questa festa antifascista, popolare e genuina, rivive nell’aia del Museo Cervi, mantenendo intatto lo spirito di quei giorni. L’ideale della pastasciutta del 25 luglio ha conquistato così, e continua a conquistare, molti altri territori e comunità, che vogliono riproporre la stessa formula di ritrovo spontaneo e festoso. Per ricordare, e siamo sempre di più a farlo, una data simbolica della nostra storia.
Stradabanda: della scuola popolare di musica di testaccio nasce un'esperienza di musica d'insieme per sviluppare il lavoro collettivo, l'espressività, la presenza, il piacere di suonare con gli altri e per gli altri, il più possibile all'aperto. Il repertorio del gruppo prende spunto dalle musiche per simili organici a quelle provenienti da diverse aree del mondo, dalle bande di strada latino-americane a quelle dei Balcani, fino alla tradizione popolare italiana. Fondata da Paolo Montin nel 1998 come laboratorio didattico all'interno dei corsi offerti dalla scuola, dalla nascita ad oggi la Stradabanda ha all’attivo circa 350 concerti esibendosi per manifestazioni di carattere sociale, culturale e anche per solo divertimento.
Er Pinto: è un poeta anonimo, nato al Trullo quartiere periferico di Roma. L’anonimato è una scelta di libertà grazie alla quale può svincolarsi dall’immagine e dal proprio nome reale per riuscire a proporre la sua vera essenza, la più interiore. Inizia il suo percorso artistico entrando a far parte del collettivo “Poeti der Trullo” nel 2010. Scrive i suoi testi online e sotto forma di “Street Poetry” sui muri della città.
Nel 2015 pubblica in “Metroromantici”, la prima raccolta di poesie dei Poeti der Trullo, contenente anche il Manifesto del Metroromanticismo vero e proprio movimento letterario del quale è pioniere e precursore.
Nel 2017 inzia anche un altro percorso artistico basato sulla poesia, la calligrafia e l’illustrazione in collaborazione con Yest. Il duo si firma Point Eyes, semi-anagramma di Pinto e Yest.
Pubblica il suo primo libro da singolo dal titolo Il Peso delle Cose raccolta del poeta anonimo contenente circa 50 inediti più una sezione fotografica dedicata agli Street Poetry.
Simone Giacinti: nasce a Roma nel 1988, nello stesso anno in cui Massimo Ranieri trionfa nella trentottessima edizione del Festival di Sanremo con Perdere l’Amore e, non crede alle coincidenze. Cresce in una famiglia romana allargata, una di quelle famiglie dove si mangia sempre, dove si frigge tutto, si beve e si festeggia pure quando non c’è niente da festeggiare. Da piccolo sognava di entrare a Trigoria con la borsa in mano ed allenarsi su quei campi per sentire il suo nome urlato dalla curva, dal 2018 ci entra come autore ed attore per contenuti multimedia, ed è comunque un sogno realizzato. Scrive monologhi e commedie teatrali, e recita in giro per l’Italia, ma la cosa che sa fare meglio rimane sempre una: perdere l’amore.
Tiziano Scrocca: nasce a Roma nel 1985. Si forma come attore tra il 2007 e il 2010 presso il Centro Studi Acting. Coltiva il suo lavoro di attore tra teatro, cinema, televisione e web con registi quali Alberto Ferrari, Claudio Boccaccini e Massimiliano Bruno. Dal 2008 presta il proprio lavoro ad associazioni umanitarie ed Onlus come Emergency, Medici senza frontiere e Save the children. Dal 2012 comincia ad essere anche autore dei testi che porta in scena. Attualmente collabora con la musicista Livia Ferri nel reading “Der monno infame” e con il musicista Luca Bocchetti nel reading "la vita è come una partita di cricket" di cui è l’autore.
Luca Bocchetti: Il padre ha lavorato per quarant’anni in ferrovia, la mamma stava a casa, cercando di farli venire su dritti. Lui studiava, faceva il cameriere, ha insegnato, poi ha preso un dottorato in letteratura inglese. Ha scritto, cantato e suonato per il gruppo, I Santi Bevitori, aprendo concerti per Tonino Carotone, Raphael Gualazzi, Il Muro del Canto, Giancane. Nel 2017 ha esordito come solista, ricevendo il premio “miglior testo” dell’Altroquando Folkstudio e realizza l’Ep “Non dire niente a casa”. Nel 2019 vince il premio “miglior testo” di Musicultura. Il suo portafogli resta per lo più vuoto. Si chiamo Luca suona folk e blues del delta del Tevere.