Il 22 ottobre 1943 un folto gruppo di partigiani e abitanti delle zone di Pietralata e San Basilio fecero irruzione presso il Forte Tiburtino (divenuto presidio militare tedesco) per reperire viveri, medicine e armi. Le SS, avvertite dal corpo di guardia tedesco, intervennero catturando 22 partigiani, tre dei quali riuscirono a fuggire. Nel corso dello scontro rimasero uccisi un civile italiano ed un militare germanico. Il processo sommario istituito dal Tribunale militare tedesco condannò a morte dieci partigiani ed il 23 ottobre la sentenza venne eseguita dalla divisione paracadutisti "Hermann Goring" con la fucilazione di Orlando Accomasso, Lorenzo Ciocci, Mario De Marchis, Giuseppe Liberati, Angelo Salsa, Marco Santini, Mario Splendori, Vittorio Zini, (tutti appartenenti al Movimento Comunista d'Italia), Andrea Chialastri e Fausto Iannotti, un passante scambiato con il 14enne Guglielmo Mattiocci. Il crimine tedesco, compiuto con le modalità della controguerriglia collocata nella dimensione della guerra ai civili, non determinò l'arretramento della misura militare delle squadre partigiane e nella zona la lotta armata si andò disponendo in forme, tipologia d'azione e dimensioni diverse, a seconda del contesto sociale e del quartiere, ma significativamente ampie.
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