Carissima Carla, carissima Carla Federica,
sono oggi trenta giorni che ci hai lasciato soli, improvvisamente, anche se sapevamo che eri malata, che soffrivi, che lottavi come una leonessa contro un male che si è rivelato incurabile. La tua forza e la tua tenacia, la forza e lo slancio che infondevi ci hanno illuso che fosse solo un fastidio passeggero, che lo avresti sconfitto, che lo avresti superato come ci avevi abituato a superare tutte le difficoltà di slancio, aprendo nuove prospettive e continuando il cammino che avevi tracciato sempre col sorriso, sempre come la cara compagna di tutti noi. E invece no, questa volta hai dovuto fermarti per sempre. Eppure anche nella malattia sei stata di esempio, un esempio luminoso di grande dignità nella sofferenza, alla quale non ti sei mai lasciata andare, che hai sopportato continuando il tuo lavoro e senza mai venire meno alle tue responsabilità di direzione politica. Un esempio che sarà difficile da seguire, ma che splende in questi momenti così difficili di crisi sanitaria e di crisi economica. Ci lasci veramente nel momento sbagliato, Carla, quando avevamo più bisogno di te e della tua guida. Ci stringeremo attorno a Gianfranco, che tu avevi indicato come tuo vicario e che ti ha sostituito. Sarai sempre la stella a cui potremo guardare, cercando la forza del tuo grande cuore, della tua grande passione per gli ideali dell'antifascismo, della Resistenza e della Lotta di Liberazione; della tua fermezza gentile, fatta di incrollabili principi che promuovevi e difendevi senza bisogno di pose arcigne, di strepiti o minacce, ma scavando dolcemente nel profondo delle coscienze, toccando il cuore delle compagne e dei compagni che, tanti, avevano la fortuna di averti al loro fianco e di ascoltare la tua voce allegra. Antifascista, partigiana e comunista di nascita, hai attraversato il secondo novecento sempre dalla stessa parte, vivendo e prendendo parte nella storia del paese e di quel grande partito che ti ha vista in direzione nazionale negli anni settanta, tu giovanissima e scandalosamente celibe, prima donna parlamentare del Piemonte. Sei stata la prima donna Presidente dell'ANPI, lo ha ricordato con affetto anche il presidente della Repubblica. Hai portato con la tua femminilità un modo nuovo di dirigere, creando unità e determinazione, valorizzando donne e giovani, rinnovando le fonti della memoria con il lavoro sugli archivi storici dell'ANPI per renderli fruibili a tutti gli studiosi ed appassionati e con quello, entusiasmante e visionario, di intervistare tutti i partigiani viventi; guidando oltre 20 partiti, sindacati e associazioni nel raccogliere in poco tempo oltre 300mila firme per la messa fuori legge delle organizzazioni fasciste. Il primo passo di modifica dei decreti sicurezza di Salvini è merito tuo, lo ha ricordato il segretario della CGIL, Landini, nella sua bellissima orazione ad Alessandria, quando da tutta Italia siamo venuti a dirti addio. Hai continuato l'opera dei grandi presidenti che ti hanno preceduto, come ha ricordato Smuraglia, che per una volta è stato sorpreso dalla commozione. Ma tu te la ridi da lassù di tutto questo ormai, consapevole che hai dato tutto, mostrandoci come si dirige con il cuore, unitariamente ma senza cedimenti sui principi, perché l'ANPI non è e non sarà mai, come ci hai insegnato, il convitato di pietra buono per lavarsi la coscienza e chiudere gli occhi davanti agli orrori del mondo.
Oggi non possiamo ricordarti come si dovrebbe a causa della pandemia, rinviamo quindi al 5 dicembre col nazionale un momento per richiamare tutti al tuo ricordo, sicuri che se all'orizzonte si annunciano temporali, col tuo sorriso nel cuore squarceremo le nubi, e il sole brillerà nel cielo.
Fabrizio De Sanctis