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Clemente Scifoni, partigiano combattente, gappista dell'VIIIª zona, non è più qui con noi. Onore ad un grande uomo.

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Apprendiamo con estremo dolore che ci ha lasciato il partigiano combattente Clemente Scifoni, gappista dell’VIIIª zona al comando del commissario politico Nino Franchellucci e del comandante Luigi Forcella. Iscritto alla sezione "Giordano Sangalli" di Centocelle.

Sfuggì all’arresto a Piazza Bologna mentre le SS con un’imboscata catturarono i compagni Valerio Fiorentini, Paolo Angelici, Carlo Camisotti e Luciano Sbrolli; tradotti a via Tasso, dopo alcuni giorni i primi tre furono uccisi alle Cave Ardeatine. "Col fatto che andavamo all'appuntamento arrivavamo da più parti mi salvai, sennò pure io, forse, sarei finito alle Cave".

Fu autore di numerose azioni nell’VIIIª zona, tra cui l’operazione contro il commissario Stampacchia, amico dei nazisti, nominato commissario al Quadraro dal questore Caruso proprio per organizzare la repressione in quel quartiere considerato "covo" di antifascisti.

Dopo l’azione, poiché sulla sua testa pesava una grossissima taglia (200 mila lire) con una quindicina di compagni di Torpignattara e l’amico Giordano Sangalli, si rifugiò sul Monte Tancia, dove proseguì a combattere i nazifascisti nella formazione garibaldina "Giuseppe Stalin" (partecipò tra l'altro alla Battaglia del Monte Tancia*).

Tornato a Roma, a causa di una delazione fu arrestato e tradotto a Via Tasso, quindi trasferito a Regina Coeli fino alla Liberazione di Roma.

“La cosa più bella mi è arrivata il 9 ottobre del 1946, la qualifica di partigiano e di patriota, rilasciata dalla Commissione laziale ai sensi del decreto legge 518. E le deposizioni rese alla stessa da Luigi e Nino, che dichiarano che facevamo parte dell'organizzazione militare, anzi ne eravamo l'avanguardia in quanto facevamo parte delle formazioni gappiste, di aver partecipato ad assalti a colonne motorizzate tedesche sulla via Tuscolana, allo spargimento di chiodi sulle strade provinciali e ad altri atti di sabotaggio. E insieme al compagno Aldo Ferri alla uccisione di un tedesco che terrorizzava la popolazione in piazza dei Mirti. Poi le dichiarazioni di Giorgio Amendola e Luigi Longo, il quale affermò, nella qualità di comandante generale delle Brigate Garibaldi e di vice comandante del Corpo Volontari della Libertà che le azioni da me eseguite (la soppressione di Armando Stampacchia) erano decise dal Centro Militare Cittadino di Roma del Partito Comunista Italiano. Sta tutto agli atti, su carta intestata dell'Assemblea Costituente".

Ci stringiamo con affetto alla famiglia e ai compagni.

Clemente, la terra ti sia lieve, R.i.P. Bella Ciao.

Il comitato provinciale dell’ANPI di Roma


I funerali si svolgeranno domani, 15 gennaio alle ore 15,00 al Tempietto Egizio del cimitero monumentale del Verano







 Paolo Morettini, Eugenio Meneghino e Clemente Scifoni al monte Tancia. Clemente e Paolo erano gappisti de l'VIII Zona Eugenio della prov di Rieti. Tutti e tre inquadrati nella formazione garibaldina "Giuseppe Stalin"





La battaglia del monte Tancia, cui parteciparano i Gap di Torpignattara, è una delle piu importanti della storia partigiana. Nel marzo 1944, poiché le operazioni delle tre formazioni partigiane (Banda D’Ercole, Banda Strale e Brigata Stalin) diventano sempre più frequenti, il Capo della Provincia di Rieti, Ermanno Di Marsciano, già Federale fascista della città, chiede l’intervento dei tedeschi per “ripulire” la zona dai partigiani. Così, all’alba del 7 aprile (Venerdì Santo di Pasqua) un forte reparto di tedeschi della Divisione Paracadutisti SS Hermann Goering e della Divisione di fanteria Sardinia (circa mille soldati), con il supporto di un battaglione di militi fascisti (le camicie nere), scalano il Monte Tancia da tutte le vie di accesso. Le sentinelle della Brigata Stalin, danno immediatamente l’allarme e viene predisposta la difesa. Si costituiscono varie squadre dislocate in modo da bloccare le varie vie di accesso al Monte. Così, la squadra di Poggio Mirteto si piazza in località Crocetta per bloccare l’accesso dall’omonimo paese, la squadra di Gavignano va a bloccare l’accesso da Poggio Catino e la squadra di Roma (cosiddetta perché costituita da giovani romani, alcuni dei quali già militanti nei GAP-Gruppi di Azione Patriottica) si attesta a bloccare l’accesso da Salisano. Lo scontro a fuoco inizia ben presto e dura molte ore. Si decide quindi la ritirata verso la posizione tenuta dalla squadra di Roma, in modo da attaccare in forze in quella direzione e rompere l’accerchiamento. Così la formazione partigiana, costituita da circa 80 elementi, attacca in forze in località Arcucciola e riesce a sfondare le posizioni nemiche. L’operazione di sganciamento, attraverso uno stretto canalone che tutti conoscono bene, è coperta dalla squadra di Roma, guidata dal maggiore dei due fratelli Bruni, Bruno, che ha 21 anni ed ha prestato il servizio militare nei Paracadutisti Guastatori come Caporale Maggiore. Quando questa squadra riceve l’ordine di ripiegare uno dei membri viene ferito. Gli altri compagni lo soccorrono e cercano di portarlo via, per non lasciarlo nelle mani dei tedeschi. Questi momenti di ritardo sono fatali per l’intero gruppo che viene circondato dai nazisti, che concentrano il fuoco sulla loro posizione, che diventa ben presto un inferno. Tutti e 7 i patrioti cadono ma riescono a rallentare ancora l’avanzata nemica. I martiri sono: i fratelli Bruno e Franco Bruni, studenti di 21 e 18 anni, Giordano Sangalli, di 16 anni, Nello Donini, di 18 anni, Domenico Del Bufalo,di 20 anni, Alberto Di Battista,di 22 anni, e Giacomo Donati,di 36 anni, Il loro sacrificio consente agli altri 70 partigiani di mettersi in salvo. Nelle ore seguenti, 2 partigiani vengono presi e fucilati dai tedeschi a Castel S. Pietro ed un altro all’Osteria del Tancia. I corpi dei patrioti caduti sul Monte Tancia sono lasciati insepolti per un mese, per disposizione dei tedeschi, che vogliono attuare in questo modo una macabra ritorsione. Finalmente, il 5 maggio Don Igino Guidi, parroco di Bocchignano, ottiene il permesso di recarsi sul posto. Il giorno seguente accompagnato da alcuni Carabinieri, raccoglie i poveri resti e dà loro una sommaria sepoltura. Per il valoroso episodio dell’Arcucciola viene concessa la Medaglia d’Argento al Valore Militare alla Brigata D’Ercole-Stalin. Sangalli ed i fratelli Bruni vivevano a Torpignattara.

A Bruno Bruni comandante di quel manipolo di ragazzi fu concessa la medaglia d’oro al valor militare. Al marinaio Giordano Sangalli d’anni sedici, giovane di Torpignattara, renitente alla leva coercitiva e poi diventato partigiano, gli fu intitolato, nel dopoguerra, un campo di calcio in Viale dell’Acquedotto Alessandrino che ora è stato demolito e, più recentemente, un giardino pubblico. (nella foto la visita dei gappisti Paolo Morettini, Eugenio Meneghino e Clemente Scifoni al monte Tancia. Clemente e Paolo erano gappisti de l'VIII Zona Eugenio della prov di Rieti. Tutti e tre inquadrati nella formazione garibaldina "Giuseppe Stalin", come emerge dai documenti che portarono all'assegnazione di una medaglia di guerra alla formazione e al titolo di partigiani combattenti)



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