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2 febbraio 1944: fucilati a Forte Bravetta 11 partigiani di Bandiera Rossa

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Il 2 febbraio 1944, a Roma, sul terrapieno del Forte Bravetta, furono fucilati undici partigiani appartenenti al Movimento Comunista d’Italia. L’esecuzione fu affidata dal Comando tedesco a un plotone di militi della Polizia Africa italiana comandato dal colonnello Nino Toscano come si apprende da un documento redatto dalla segreteria del carcere di Regina Coeli e conservato nell’Archivio di Stato di Roma:

Domani 2 febbraio ore 11, al forte Bravetta sarà eseguita la sentenza di condanna alla pena capitale 
pronunziata nell’udienza del 27 gennaio scorso dal Tribunale di campo tedesco di Roma a carico dei seguenti individui:
1. Iacopini Romolo fu Nazzareno             nato il 9/2/1898 a Roma
2. Malatesta Ezio di Alberto                      “ “       22/10/1914 Apuania
3. Zolito Filiberto d’Ignoto                          “ “      15/10/1894 Roma
4. Branko Bitter [recte Bitler] di Gabriele   “ “      5/1/905 Strokovoi
5. Rossi Gino fu Silvio                               “ “      16/3/893 Padova
6. Arena Ettore di Luigi                              “ “       17/1/923 Catanzaro
7. Sbardella Quirino di Pietro                    “ “       4/1/916 Roma
8. Paroli Augusto di Rizziero                     “ “       17/6/913
9. Badiali Benvenuto fu Giovanni              “ “       24/7/905 Castel S. Pietro
10. Merli Carlo di Ernesto                          “ “       2/1/913 in Mailand
11. Cirulli Ottavio fu Michele                      “ “       2/10/906 Foggia

Il comandante la Colonna
Col. P.A.I. N. Toscano

Il Mcd’I, noto come Bandiera Rossa, dal nome del periodico che diffondono i suoi
militanti, fin dal 1941 è stata una delle formazioni più attive della Resistenza romana e
ha dimostrato una consistenza organizzativa e una capacità di azione militare almeno
pari, se non addirittura maggiore, in alcuni casi, a quella dello stesso Pci. Ufficialmente,
nei nove mesi di occupazione, ha avuto 186 morti, 137 arrestati e deportati, con 1183
combattenti riconosciuti. La formazione è stata per molto tempo definita trotzkista
soprattutto dai militanti del Pci quando la polemica fra i due movimenti era più aspra,
ma il trotzkismo con Bandiera Rossa non c’entra nulla: dividono i due partiti il rifiuto,
da parte del Mcd’I, di fare parte del Comitato di Liberazione nazionale e la sua volontà,
in caso di fusione da molti suggerita, di confluire nel Partito comunista come
organizzazione e non con adesioni individuali.
Una delle tante azioni attribuite alla formazione, probabilmente la più clamorosa,
avviene il 6 dicembre 1943.
Quel giorno, di pomeriggio, all’altezza di ponte Garibaldi, poco distante dal
Ministero di Grazia e Giustizia e dalla Sinagoga ebraica, tre uomini entrano nel Caffè
Grandicelli, ritirano dei pacchi che nascondono negli impermeabili e si allontanano
rapidamente. Nel giro di un'ora altri gruppi ripetono la stessa operazione. Poco dopo,
all'interno di numerose sale cinematografiche è distribuita un'ingente quantità di
volantini che informano la cittadinanza dei delitti commessi dalla «Polizia federale» di
Gino Bardi da poco sciolta. Anche in questo caso l’azione è registrata dalle carte
d’Archivio:

Ieri sera, durante lo spettacolo, nelle sale cinematografiche Barberini, Moderno, Odeon, Quattro Fontane, Supercinema, Margherita, Tuscolo, Massimo e Tirreno (quartieri di Magna Napoli, Castro Pretorio, Campo Marzio, Appio, S. Paolo) furono lanciati manifestini di contenuto antifascista, a firma del «Comitato Romano per il movimento comunista italiano - Bandiera Rossa». Detti manifestini furono raccolti da agenti di servizio che non poterono però identificare i diffusori data l’oscurità delle sale durante la proiezione. Sono in corso indagini.

L'azione è riuscita in pieno ma non coglie impreparata la polizia tedesca. Davanti al
cinema Principe, subito dopo il lancio dei manifestini, sono arrestati quattro partigiani
da una squadra di SS guidate da Federico Scarpato e da Biagio Roddi, due collaboratori
degli occupanti. Nei giorni successivi, grazie anche alle indicazioni di un altro
collaborazionista, Ubaldo Cipolla, la caccia ai militanti del Mcd’I continua e porta, in
meno di una settimana, all'arresto di una ventina di oppositori:. Il 28 gennaio, nella sede
del Tribunale di guerra tedesco all’Hotel Flora si svolge il processo che termina con la
condanna a morte di undici militanti per «tentati atti di violenza ai danni delle truppe di
occupazione germaniche» e a pene detentive di altri cinque. Fra questi Ettore Arena,
giovane operaio originario di Catanzaro e Ottavio Cirulli, un artigiano proveniente da
Foggia i quali attendono il giorno dell’esecuzione rinchiusi nel carcere romano.

(...)
tratto da "Testimonianze e documenti della Resistenza romana"
a cura di Augusto Pompeo

Nel mese di dicembre 1943 la formazione di Bandiera Rossa, particolarmente attiva sul piano militare, si è resa protagonista di un’iniziativa “clamorosa” nella città: ha diffuso volantini in vari cinema e teatri, che informano la cittadinanza dei delitti commessi dalla banda Bardi/Pollastrini da poco sciolta dalle autorità tedesche.

Davanti al cinema Principe vengono arrestati Romolo Iacopini, Augusto Paroli, Ricciotti de Lellis e Amerigo Onofri. Guerrino Sbardella riesce a sottrarsi alla cattura fuggendo dal cinema, ma viene arrestato dalle SS la sera stessa nella sua abitazione; il 9 viene preso Ettore Arena.

L’11 dicembre vengono arrestati in casa di Enzio Malatesta, dove stanno meditando un attentato contro automezzi tedeschi a Capannelle, lo stesso Malatesta, Carlo Merli, Ottavio Cirulli e Gino Rossi e, nei giorni successivi, Rolando Paolorossi e Filiberto Zolito. L’ondata di fermi continua a colpire la formazione per tutto il mese: nelle mani delle SS finiscono Branko Bitler, Benvenuto Badiali e Herta Katerina Hebering.

Il 2 febbraio 1944 vengono fucilati a Forte Bravetta.

 

Brevi biografie dei partigiani fucilati, in ordine alfabetico:

Ettore Arena - Nato a Catanzaro il 17 gennaio 1923, morto a Roma il 2 febbraio 1944, tornitore, Medaglia d'Oro al Valor Militare alla memoria.

Giovanissimo si trasferisce in Germania per lavoro ma viene espulso. Nel 1942 è internato a Pisticci. In servizio come allievo elettricista nella Marina militare, si trovava a Venezia al momento dell'armistizio. Sfuggito alla cattura da parte dei tedeschi, riuscì fortunosamente a giungere a Roma, dove risiedevano i suoi famigliari. Nella capitale, prese parte alla resistenza armata militando, sin dall'ottobre 1943, nelle file del movimento "Bandiera Rossa" diventando membro del Comitato Romano della formazione e intimo collaboratore di Romolo Iacopini. In particolare è incaricato di custodire delle armi, che nasconde in un punto del greto del Tevere. Ettore Arena al momento dell’arresto nel dicembre 1943, si trova al caffè Picarozzi in piazza Esedra, assieme ad alti tre compagni con i quali discute sulla scelta della persona che dovrà sostituire Iacopini che è stato arrestato. Un mese dopo fu processato da un tribunale di guerra tedesco. Condannato a morte con altri coimputati, il giovane fu fucilato con loro a Forte Bravetta.

 


Branko Bitler, 38 anni, sposato, del Comitato esecutivo di Bandiera Rossa, è un impresario teatrale di origine croata. Ospita nel proprio appartamento vari prigionieri inglesi, si occupa dei contatti con gli alleati e fa parte del Comando militare per le bande esterne. Durante il processo che lo vede imputato, grida ai giudici che combatte assieme al popolo italiano per gli stessi ideali per i quali ha combattuto nel proprio paese.

 

Ottavio Cirulli37 anni, calzolaio, di Foggia durante il fascismo è costretto all’esilio in Russia, per non essere confinato. Dopo un breve periodo torna però a Roma ed entra in Bandiera Rossa già subito dopo il 25 luglio.

 

Romolo Iacopini - Operaio specializzato, di 45 anni. Nato a Roma il 9 febbraio 1898 da Nazzareno e da Maria Rischione. Fin da ragazzo aveva coltivato la passione della metallurgia, specializzandosi in caldaie a vapore e motori a scoppio. Combatté nella prima guerra mondiale e fu ferito in battaglia. Alla fine del conflitto si specializzò in apparecchi di precisione e fu assunto alla Scalera Film di Cinecittà. Comunista, dopo l'occupazione tedesca della capitale diventò capo di Bandiera Rossa nella V zona (quartiere Trionfale). Insieme ad altri esponenti socialisti e comunisti, organizzò un gruppo di alcune centinaia di partigiani, nascondendo prigionieri inglesi, compiendo colpi di mano contro convogli tedeschi (ad es. fa saltare alla stazione del Littorio un vagone carico di armi), sottraendo armi e munizioni ai nazifascisti, diffondendo stampa clandestina. Il suo coraggio e il suo spirito di sacrificio gli fecero guadagnare l'appellativo di "Comandante di Trionfale". Pochi giorni prima dell’arresto, fu avvertito della presenza di delatori all'interno del suo gruppo, e in particolare di un tale Biagio Roddi. Il 6 dicembre del '43, quando fu organizzata una distribuzione "generale" di volantini in tutti i cinema romani, le SS andarono a cercarlo a casa, in via Leone IV, guidate proprio da Roddi. Iacopini, accortosi del pericolo, avvertì i compagni che si trovavano nel vicino Cinema Principe, salvando loro la vita, ma fu arrestato insieme ad Augusto Latini. Rinchiuso nel carcere di via Tasso, vi rimase per oltre un mese, subendo 24 interrogatori e la tortura. Trasferito a Regina Coeli, il 28 gennaio fu processato dal Tribunale militare di guerra tedesco e condannato a morte. Fu fucilato il 2 febbraio del ‘44 a Forte Bravetta insieme a Ettore Arena, Enzio Malatesta, Carlo Merli, Gino Rossi, Guerrino Sbardella e altri cinque partigiani.

 

Enzio Malatesta - Nato ad Apuania (Massa Carrara) il 22 ottobre 1914, fucilato a Roma il 2 febbraio 1944, giornalista, Medaglia d'Oro al Valor Militare alla memoria.

Figlio di Alberto Malatesta, ex deputato socialista di Novara. Prima insegnante al liceo Parini di Milano poi direttore della rivista “Cinema e teatro”, all’inizio del conflitto diventa giornalista e redattore capo del “Giornale d’Italia”. Già dal 1942 Malatesta tenta di organizzare, sull’esempio jugoslavo, bande partigiane nella provincia di Roma. La sua casa di piazza Cairoli è un punto d’incontro per tutti gli antifascisti. Durante i “45 giorni” e poi dopo l’8 settembre, avvicina ufficiali dell’esercito rimasti sbandati e intenzionati a combattere. Nei primi di ottobre entra a far parte del Comitato Esecutivo di Bandiera Rossa.

Ha il compito di organizzare e mantenere in contatto le cosiddette Bande Esterne che agiscono nelle zone settentrionali di Roma e nel Lazio e di aiutare i prigionieri inglesi evasi: la sua attività costituisce un anello importante nei rapporti tra il movimento e parte del Cln, in particolare i socialisti.

Catturato dalle SS tedesche l'11 dicembre 1943 ed accusato di aver organizzato formazioni armate, si assunse coraggiosamente ogni responsabilità, scagionando i compagni. Processato, fu condannato a morte e portato di fronte al plotone di esecuzione a Forte Bravetta.

 

Carlo Merli - Nato a Milano il 2 gennaio 1913, fucilato a Roma il 2 febbraio 1944, giornalista.

Aderente al "Movimento Comunista d'Italia-Bandiera Rossa", nei primi di ottobre diviene componente del Comitato esecutivo e del Comando militare per le bande esterne. Merli fu arrestato dai tedeschi a Roma l'11 dicembre 1943. Rinchiuso nel carcere di via Tasso, il giornalista fu poi condotto davanti a un tribunale nazista che lo condannò a morte per "partecipazione a banda armata". Merli fu fucilato a Forte Bravetta insieme al suo amico Enzio Malatesta.

 

Augusto Paroliera un operaio dei Monopoli di Stato e sin dal Settembre del 1943, oltre a cooperare con i Compagni di Valle Aurelia, affiancò Romolo Inchini nella lotta antifascista. Augusto Paroli coordina il lavoro delle staffette e custodisce un deposito d’armi. Il 6 Dicembre, dopo aver lanciato dei manifestini antifascisti nei cinema Imperiale, Bernini e Barberini, fu arrestato su segnalazione di una spia. Morì a Forte Bravetta, con altri dieci Compagni di Bandiera Rossa, il 2 febbraio 1944.

 

Gino Rossi, “Bixio” -medaglia d’oro al Valor Militare. Architetto, sposato, tenente colonnello dell’esercito, si unisce al Mcd’I, assieme ai soldati che riesce a trattenere dallo sbandamento dell’8 settembre e che organizza sul Monte Circeo. Fornisce all’esercito anglo-americano un piano operativo per l’occupazione delle regioni del Lazio e dell’Abruzzo e tenta di organizzare un centro di resistenza a Borgo Vodice, ma senza successo. Entra a far parte del Comitato Esecutivo di Bandiera Rossa. Viene arrestato ad Albano, i primi di novembre, mentre si reca a Roma per incontrarsi con Malatesta.

 

Guerrino Sbardella - Nato a Colonna (Roma) il 4 gennaio 1916, fucilato a Roma il 2 febbraio 1944, tipografo.

Padre di due figli, quando le truppe tedesche occuparono la Capitale, partecipò ad azioni di sabotaggio organizzate dalle bande di "Bandiera Rossa" (di cui era caposettore per la zona di Torpignattara), combatté con i GAP nel quartiere Trionfale e organizzò un deposito d'armi a Villa Certosa. Il 6 dicembre del '43, Sbardella fu fermato dai fascisti mentre lanciava manifestini "sovversivi" dal loggione del cinema "Principe". Riuscì a fuggire, con l'aiuto dei compagni che erano con lui in appoggio, ma giunto a casa, quella stessa notte, fu arrestato dalle SS su segnalazione di alcuni delatori. Rinchiuso nel carcere di via Tasso e seviziato, Sbardella fu poi trasferito a Regina Coeli. Condannato a morte il 28 gennaio del '44 dal Tribunale militare di guerra tedesco, fu fucilato sugli spalti di Forte Bravetta, insieme ad altri dieci patrioti, tra i quali Ezio Malatesta ed Ettore Arena.

 

Filiberto Zolito - romano, calzolaio di 49 anni, sposato, usa la cantina della sua abitazione per nascondere le armi del Movimento. Al momento dell’arresto, il 15 dicembre 1943, vengono rinvenute nella sua abitazione due rivoltelle, una scorta di munizioni e una bomba a mano.

A via della Lupa è stata eretta una lapide a suo ricordo.



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