Intervento del presidente dell'ANPI provinciale di Roma Fabrizio De Sanctis alla manifestazione del 25 aprile 2022, 77° anniversario della Liberazione dal nazifascismo
Cari concittadini e care concittadine, bentornati e grazie di essere così numerosi in questa giornata di festa e di commozione, in questo luogo simbolo dell’inizio di quel moto popolare che chiamiamo Resistenza.
Commozione per i caduti, per coloro che hanno dato la vita, per i Combattenti per la Libertà, per i 600mila militari internati che rifiutarono di servire il nazismo, per coloro che conobbero una morte orribile nei lager, per i superstiti dei campi di sterminio.
Ci siamo chiesti in questi giorni di incontri quale significato dare a questo 25 aprile, ebbene che fosse un giorno di festa, di commozione, di fiducia, di pace. Ma dobbiamo anzitutto ricordare, non come manifestazione esteriore, ma come impegno per la libertà, che il 25 aprile di 77 anni fa, l’insurrezione delle formazioni partigiane del Nord fu la rivolta delle popolazioni del Nord, la resa del fascismo, l’abbandono del nostro paese dalle truppe tedesche. L’insurrezione non fu determinata dalla volontà di precedere le formazioni Alleate, con le quali si combatté la Guerra di Liberazione, ma dalla necessità di salvare le città, le grandi fabbriche, gli impianti elettrici, che come dissero sia Kesserling che gli alleati, sarebbero state distrutte. Sarebbe finita da lì a pochi giorni la seconda guerra mondiale, abbiamo fatto i conti con la seconda guerra mondiale e li rifacciamo anche oggi. 32 milioni di morti militari, 20 milioni di civili, 26 milioni di soppressi nei campi di sterminio in Europa e in Asia. Di fronte ai fatti è grande oggi la commozione per il bagno di sangue In Ucraina, ci hanno dato degli equidistanti e questo ci ferisce molto, abbiamo condannato e condanniamo anche oggi l’invasione russa di un paese sovrano, che riporta l’Europa e il mondo intero sull’orlo del baratro di una nuova guerra mondiale, che sentiamo già invocare, senza lucidità, da troppe parti. Una guerra che, è stato calcolato, in tre ore farebbe più morti della seconda guerra mondiale.
Per questo chiediamo si fermi la spirale della guerra, si riprendano i negoziati, si arrivi ad una tregua ed al cessate il fuoco, si ritirino le truppe russe, si costruisca un’Europa di pace che garantisca sicurezza a tutti i popoli europei. Ricordiamo a tutti che il simbolo dei partigiani non è un’arma ma è un fiore, perché essi combatterono per la fine della guerra Mondiale e per la pace, come per essa lottarono anche dopo la guerra.
Ecco perché questo sia anche un giorno di fiducia, la fiducia che ci distingue dagli avversari dell’antifascismo, la fiducia nel popolo Italiano, nel popolo romano, in Roma città medaglia d’Oro della Resistenza. Una Resistenza che fu straordinaria perché fu del popolo. Su 5600 processi del Tribunale speciale, 4600 furono contro operai e contadini. L’odio dei nazifascisti era contro il popolo, perché il popolo e i partigiani furono la stessa cosa. Oggi siamo qui soprattutto per i giovani, per parlare a loro di quello che non apprendono abbastanza a scuola, che la Resistenza nacque e si sviluppò nell’alveo dell’antifascismo. Il fuoco che divampò il 25.4.45 era stato custodito e alimentato sotto la cenere dai condannati politici e dai deportati nelle isole di confino. E non celebriamo la Resistenza e i suoi valori di pace, lavoro e giustizia sociale, consacrati nei principi fondamentali della Costituzione, per tenerla in bacheca, ma per proseguire sulla strada aperta dalla Resistenza. Per questo ci presentiamo oggi con una piattaforma comune a tutti i partiti, i sindacati, i movimenti e le associazioni che sono con noi, che ha già animato la manifestazione unitaria di febbraio, contro il fascismo, contro le mafie e contro le diseguaglianze, in un paese in cui si fa sempre più fatica a vivere e arrivare a fine mese. In un paese che conosce una sofferenza e un malessere sociale diffuso, che versa in condizioni di crisi da troppo tempo, di una crisi più vasta di quella del primo dopo guerra. Per questo diciamo che i gruppi fascisti sono pericolosissimi per la nostra democrazia e per la nostra libertà. Weimar discusse per dieci anni se sciogliere il nazionalsocialismo e il nazismo, come il fascismo prima, sciolse tutti i partiti. Oggi si ripresentano quelle ideologie sfuggite dalle fogne della vergogna, che quest’anno hanno osato assaltare la sede del nazionale del sindacato. Chiediamo tutti uniti di sciogliere tutte le formazioni fasciste, di porre fine alla vergogna che macchia Roma da quasi 20 anni delle occupazioni fasciste nella nostra città. Bisogna inoltre prendere coscienza del fatto che il malessere sociale sta favorendo la crescita di partiti che si dicono democratici ma che sostengono regimi illiberali come quello ungherese di Orban e che non riescono a dirsi antifascisti, con un partito che porta ancora nel proprio simbolo la fiamma di Mussolini, del macellaio di Libia ed Etiopia Rodolfo Graziani, il cui mausoleo ad Affile deve essere abbattuto, la fiamma del comandante Della Xmas e golpista Junio Valerio Borghese. Non permetteremo mai la libertà di uccidere la libertà. Come non permetteremo il trionfo di un’unica ideologia, l’ideologia del mercato, per cambiare la Costituzione ed impedirne l’attuazione, per fare un governo delle elìte contro la democrazia rappresentativa e per l’umiliazione del Parlamento. Per questo è necessario anche oggi essere partigiani, non come i combattenti della seconda guerra mondiale, che hanno parlato e parleranno tra poco, ma nel senso coniato - prima della Resistenza - dal più grande uomo politico italiano del 900, di cui ricorderemo la morte voluta dal fascismo tra due giorni qui vicino, dove riposano le sue spoglie, nel senso indicato contro gli indifferenti da Antonio Gramsci. Per questo l’ultimo appello è ancora ai giovani, perché studino e perché siate partigiani, della pace e della Costituzione.
Viva la pace, viva la libertà