Alcune ricorrenze sono più feroci di altre.
22 luglio 2001. Una data cruciale per la storia recente del paese, e del mondo, che tuttavia può dire poco ad una generazione che nel 2001 era appena venuta al mondo, o che ancora non c’era.
22 luglio 2001. Ha termine il G8 di Genova, il meeting fra le principali potenze economiche mondiali dell’epoca (l’Italia, rappresentata da Silvio Berlusconi; gli Stati Uniti, con il presidente George W. Bush; la Russia, rappresentata da Vladimir Putin; Tony Blair, a rappresentare la Gran Bretagna; e poi il Canada, con Jean Chretien; Jacques Chirac, presidente francese; Gerhard Schröder, cancelliere tedesco; Jun ‘Ichiro Koizumi, primo ministro giapponese).
Il mondo ricco che proclamava, da un palcoscenico artefatto e teatrale (dal quale lo stesso premier Berlusconi si premurò di far rimuovere “inestetismi” e panni stesi nei vicoli), di voler sconfiggere la povertà.
Dall’altra parte delle recinzioni, delle grate, dei blindati, oltre la zona rossa, un movimento di attivistə, ambientalistə, cittadinə comuni, associazioni non governative, sindacati, partiti: migliaia di persone, da ogni parte del mondo, confluite a Genova, per chiedere la cancellazione del debito dei paesi del Sud del mondo, per sottolineare la minaccia nascosta nella globalizzazione dei mercati di schiacciare le differenze e le caratteristiche dei singoli paesi e popoli, per reclamare i diritti dei lavoratori, la parità di genere, la redistribuzione della ricchezza e la limitazione delle speculazioni tramite la Tobin Tax, la preoccupazione per l’ambiente, auspicando la limitazione delle emissioni di anidride carbonica, con il neoeletto presidente USA che invece aveva appena rifiutato di aderire ai protocolli di Kyoto.
Uno scontro fra due mondi agli antipodi, che ben presto deflagrò: nelle cariche indiscriminate su manifestanti disarmati e pacifici a cui non veniva lasciata via di fuga; nella morte di Carlo Giuliani, in Piazza Alimonda; nel massacro della Diaz; nella morte dello stato di diritto, perpetrata fra le mura della caserma di Bolzaneto.
Uno spartiacque esistenziale e politico, per una generazione intera, che chiedeva la costruzione di un mondo più giusto.
E oggi cosa siamo diventati?
#G8 #Genova2001