All'alba del 28 dicembre 1943, nel poligono di tiro di Reggio Emilia, cadevano sotto le raffiche del plotone di esecuzione Gelindo, Antenore, Aldo, Ferdinando, Agostino, Ovidio ed Ettore assieme al compagno di lotta Quarto Camurri. Gli otto partigiani erano stati arrestati il precedente 25 novembre da un consistente plotone di militi della Guardia Nazionale Repubblicana assieme al loro padre Alcide, al partigiano Dante Castellucci "Facio" e a tre soldati alleati fuggiti dai campi di prigionia e unitisi alla banda capeggiata dai sette fratelli: il russo Anatolij Tarassov, i sudafricani John David Bastiranse "Basti" e John Peter De Freitas "Jeppy", l’irlandese Samuel Boone Conley: in quell'occasione, la casa colonica in cui risiedevano, nelle campagne tra Gattatico e Campegine, fu circondata e data alle fiamme.
Prima ancora che punto di riferimento per la lotta partigiana nelle campagne reggiane, il podere dei Campi Rossi, ove la famiglia Cervi si era trasferita nel 1934, aveva rappresentato un laboratorio di antifascismo attivo: il padre Alcide, cattolico e iscritto al Partito Popolare sin dal 1921, aveva assieme alla moglie Genoeffa Cocconi educato i nove tra figli e figlie all'impegno nel lavoro quotidiano nei campi, coniugato ad una fede dall'espressione spontanea ed estranea a qualsiasi dogmatismo. Fu il fortissimo desiderio di emancipazione sociale, coltivato attraverso intensi studi e letture della piccola biblioteca che andava costituendosi in casa, a portare i Cervi ad introdurre nel proprio podere le più moderne tecniche agricole e zootecniche, introducendo nella zona la coltivazione della vite americana e arrivando ad acquistare nel 1939 uno dei primi trattori della campagna emiliana. Quella stessa volontà di riscatto che li rese padroni non solo del proprio lavoro ma anche delle proprie idee li condusse all'inevitabile scontro con il fascismo, che si concretizzò nella scelta della lotta armata all'indomani dell'8 settembre con la nascita della "banda Cervi", trasferitasi in montagna all'inizio dell'ottobre 1943. La formazione alternerà alle azioni in montagna i "colpi" in pianura, come nel caso del fallito attentato al segretario del Partito Fascista Repubblicano Giuseppe Scolari, sino alla cattura dei suoi capi il 25 novembre 1943. Alcide Cervi, scampato all'eccidio e fuggito dal carcere di San Tommaso l'8 gennaio 1944 a seguito di un bombardamento, riuscirà a tornare a casa, ove apprenderà della tragica fine dei figli; Genoeffa Cocconi morirà il 14 novembre 1944 per le conseguenze di un infarto avuto quando i fascisti tornarono a devastare e dare alle fiamme la casa dei Campi Rossi nell'ottobre 1944.
𝑁𝑜𝑛𝑠𝑎𝑝𝑒𝑣𝑎𝑛𝑜𝑠𝑜𝑙𝑑𝑎𝑡𝑖, 𝑓𝑖𝑙𝑜𝑠𝑜𝑓𝑖, 𝑝𝑜𝑒𝑡𝑖,
𝑑𝑖𝑞𝑢𝑒𝑠𝑡𝑜𝑢𝑚𝑎𝑛𝑒𝑠𝑖𝑚𝑜𝑑𝑖𝑟𝑎𝑧𝑧𝑎𝑐𝑜𝑛𝑡𝑎𝑑𝑖𝑛𝑎.
𝐿’𝑎𝑚𝑜𝑟𝑒, 𝑙𝑎𝑚𝑜𝑟𝑡𝑒, 𝑖𝑛𝑢𝑛𝑎𝑓𝑜𝑠𝑠𝑎𝑑𝑖𝑛𝑒𝑏𝑏𝑖𝑎𝑎𝑝𝑝𝑒𝑛𝑎𝑓𝑜𝑛𝑑𝑎.
𝑂𝑔𝑛𝑖𝑡𝑒𝑟𝑟𝑎𝑣𝑜𝑟𝑟𝑒𝑏𝑏𝑒𝑖𝑣𝑜𝑠𝑡𝑟𝑖𝑛𝑜𝑚𝑖𝑑𝑖𝑓𝑜𝑟𝑧𝑎, 𝑑𝑖𝑝𝑢𝑑𝑜𝑟𝑒,
𝑛𝑜𝑛𝑝𝑒𝑟𝑚𝑒𝑚𝑜𝑟𝑖𝑎, 𝑚𝑎𝑝𝑒𝑟𝑖𝑔𝑖𝑜𝑟𝑛𝑖𝑐ℎ𝑒𝑠𝑡𝑟𝑖𝑠𝑐𝑖𝑎𝑛𝑜
𝑡𝑎𝑟𝑑𝑖𝑑𝑖𝑠𝑡𝑜𝑟𝑖𝑎, 𝑟𝑎𝑝𝑖𝑑𝑖𝑑𝑖𝑚𝑎𝑐𝑐ℎ𝑖𝑛𝑒𝑑𝑖𝑠𝑎𝑛𝑔𝑢𝑒.
(Salvatore Quasimodo, 𝐴𝑖𝑓𝑟𝑎𝑡𝑒𝑙𝑙𝑖𝐶𝑒𝑟𝑣𝑖, 𝑎𝑙𝑙𝑎𝑙𝑜𝑟𝑜𝐼𝑡𝑎𝑙𝑖𝑎, vv. 33-38)
La grafica riproduce uno splendido disegno di Militanza Grafica!
https://www.anpi.it/biografia/fratelli-cervi