Arrestati il 18 ottobre 1943 al termine di una riunione clandestina presso lo studio dell'avvocato L'Eltore in Via Nazionale, Sandro Pertini e Giuseppe Saragat vengono tradotti a Regina Coeli e rinchiusi nel sesto braccio, a disposizione delle autorità d'occupazione tedesche, assieme ai compagni Ulisse Tucci, Carlo Bracco, Luigi Allori, Luigi Andreoni e Torquato Lunadei. Sin da subito l'organizzazione militare clandestina del Partito Socialista, diretta da Giuseppe Gracceva, si adopera per organizzare l'evasione, fortemente caldeggiata da Pietro Nenni: alla metà di novembre, con la complicità della guardia carceraria Ugo Gala, i detenuti sono trasferiti nel terzo braccio, sotto la giurisdizione del Tribunale Militare italiano. Alla fine del gennaio 1944, lo sbarco alleato ad Anzio accresce le speranze in una prossima liberazione della capitale e, al contempo, il timore che tedeschi e fascisti possano fucilare i detenuti politici prima della ritirata: vengono allora accelerati i tempi dell'operazione, ideata e studiata da Giuseppe Gracceva e Giuliano Vassalli.
Vassalli, con l'aiuto di Massimo Severo Giannini, sottrae presso gli uffici del Tribunale Militare italiano timbri e moduli di scarcerazione originali, sui quali Marcella Ficca, anch'essa componente dell'organizzazione socialista clandestina e moglie del medico del carcere Alfredo Monaco, riproduce fedelmente la firma del generale responsabile. Oltre ai moduli di scarcerazione, è però richiesta anche una telefonata di conferma dall'ufficio politico della Questura: interviene a questo punto Filippo Lupis, che accompagnato da Marcella Ficca telefona a Regina Coeli da una vicina caserma della PAI, spacciandosi per un funzionario della Questura e ingiungendo l'immediata scarcerazione dei sette detenuti, che vengono liberati la sera stessa prima del coprifuoco. Pertini e Saragat vengono ospitati da Alfredo Monaco e dalla moglie nel loro appartamento, prima che le loro strade si dividano: il primo si recherà nell' Italia settentrionale per assumere la direzione del partito, mentre il secondo continuerà ad operare in clandestinità fino alla liberazione di Roma.
La liberazione di Pertini e Saragat rimarrà negli annali come una delle più clamorose e riuscite azioni della Resistenza romana.
Vassalli, con l'aiuto di Massimo Severo Giannini, sottrae presso gli uffici del Tribunale Militare italiano timbri e moduli di scarcerazione originali, sui quali Marcella Ficca, anch'essa componente dell'organizzazione socialista clandestina e moglie del medico del carcere Alfredo Monaco, riproduce fedelmente la firma del generale responsabile. Oltre ai moduli di scarcerazione, è però richiesta anche una telefonata di conferma dall'ufficio politico della Questura: interviene a questo punto Filippo Lupis, che accompagnato da Marcella Ficca telefona a Regina Coeli da una vicina caserma della PAI, spacciandosi per un funzionario della Questura e ingiungendo l'immediata scarcerazione dei sette detenuti, che vengono liberati la sera stessa prima del coprifuoco. Pertini e Saragat vengono ospitati da Alfredo Monaco e dalla moglie nel loro appartamento, prima che le loro strade si dividano: il primo si recherà nell' Italia settentrionale per assumere la direzione del partito, mentre il secondo continuerà ad operare in clandestinità fino alla liberazione di Roma.
La liberazione di Pertini e Saragat rimarrà negli annali come una delle più clamorose e riuscite azioni della Resistenza romana.