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ANPInews n. 135 – 1/8 ottobre 2014

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La versione in formato .pdf della newsletter n. 135 dell'1-8 ottobre 2014 è nel sito dell'Anpi nazionale.

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NOTAZIONI DEL PRESIDENTE NAZIONALE ANPI
CARLO SMURAGLIA:

E’ dovere – statutario – dell’ANPI esercitare il diritto di critica quando sono in gioco principi e valori di rango costituzionale.
Insisteremo ancora a batterci per un rinnovamento profondo della politica, un problema fondamentale della stessa democrazia nel nostro Paese.

Qualche mese fa, per l’esattezza il 12 marzo, il Comitato Nazionale dell’ANPI diffuse un importante documento sulla necessità di rinnovamento della politica come precondizione per il corretto svolgimento della stessa vita istituzionale. Ritengo opportuno riportare, in calce, quel documento, più che mai attuale, che indicava analiticamente quali erano i difetti principali del sistema politico, si contrapponeva alla vuota antipolitica, avanzava indicazioni e proposte per un vero cambiamento, tale da farci tornare all’ispirazione costituzionale ed ai principi ed ai valori consacrati nella Carta fondamentale. Basta leggere il documento per accorgersi che l’accusa di conservatorismo, che viene avanzata ogni volta che si propone qualche mutamento vero, tenendosi però strettamente collegati ai valori fondamentali che dovrebbero regolarci, è – nel caso specifico – totalmente infondata, sia per ciò che riguarda le riforme costituzionali e la legge elettorale, sia per ciò che attiene a tutte le altre iniziative attorno alle quali si sta discutendo. Dobbiamo insistere su quel documento, perché in realtà, rispetto al marzo scorso, le preoccupazioni sono aumentate e più forte si è manifestata l’esigenza del rinnovamento della politica, come problema fondamentale della stessa democrazia nel nostro Paese.

Converrà fare qualche esempio:

- La riforma del Senato (cioè di una struttura portante del sistema costituzionale) è stata avviata all’insegna della velocità, fissando date e scadenze, riducendo gli spazi della discussione e puntando più su una sostanziale abolizione del Senato che non sul tema di fondo che era quello – su cui concordavamo e concordiamo – della differenziazione del lavoro delle due Camere. Non è così che si può e si deve procedere alle modifiche costituzionali, perché la Costituzione, anche per essere modificata, esige rispetto, approfondimento, confronto;

- il solo fatto di anteporre la riforma del Senato ai provvedimenti più urgenti (lavoro, occupazione, investimenti, rilancio attività produttive, sviluppo) è, di per sé significativo della anteposizione di una visione del tutto particolare, rispetto alle attese,
ai bisogni, alle necessità della parte più sofferente del popolo italiano;
- il Parlamento è stato esautorato più volte, non solo con i decreti legge e i voti di fiducia, ma anche con la svalutazione del ruolo dei gruppi parlamentari e dei doveri (e
diritti) dei singoli rappresentanti dei cittadini;

- il voto per i “laici del CSM” e per i due posti liberi alla Corte Costituzionale ha rappresentato un vero e proprio scandalo, non solo per il protrarsi delle votazioni al di là di ogni limite, ma anche perché si sono visti patteggiamenti e intese al vertice, evidentemente non condivisi da una parte della base, senza una reale ricerca di raccogliere un vero consenso su personalità non solo qualificate ma anche il più distanti possibile dalla politica attiva. E poi, per il CSM una scelta inaudita: il distacco di un Sottosegretario in carica dal governo al CSM, con il proposito di farlo diventare il Vice Presidente di un organismo di garanzia. Forse ci si è dimenticati dell’art. 104 della Costituzione, che richiede palesemente un CSM indipendente ed autonomo; nonché dell’art. 22 della legge costituzionale sul CSM che prevede che i componenti di
spettanza del Parlamento debbano essere eletti con la maggioranza di 3/5; disposizioni chiaramente proiettate ad ottenere la scelta di persone indipendenti e qualificate; per di più da eleggere con modalità che garantiscano il superamento del puro criterio di appartenenza.

Potrei continuare a lungo, ma intendevo solo fare qualche esempio; a cui aggiungerò solo un rilievo che a qualcuno potrà sembrare di stile, ma finisce invece per attenere alla sostanza dei rapporti istituzionali. Il governo ha il diritto di decidere liberamente, ma non può non ascoltare la voce degli organi rappresentativi previsti dalla Costituzione (ad esempio, i sindacati) e non può ironizzare sulle critiche che l’Associazione dei Magistrati muove ad un progetto che riguarda i Magistrati, che rappresentano una garanzia per tutti e dunque possono essere certamente criticati, ma vanno rispettati. Non aggiungerò altro. Ma nei casi che ho citato solo in via esemplificativa, c’è tutto ciò che il documento del Comitato Nazionale criticava e c’è la prospettazione, molto evidente, della necessità di un cambiamento e di un rinnovamento prima di tutto, della politica, perché essa viene addirittura prima delle regole, che poi è tenuta a rispettare. Da qui il nostro rinnovato impegno su questo tema, che riteniamo prioritario. Non ci si venga a dire che così “facciamo politica”. A prescindere dal fatto che la politica – quella di Aristotele e degli ateniesi – non è un male, anzi è il sale della democrazia; ma deve essere una vera politica, conforme ai principi ed ai valori costituzionali, così come richiamati nel documento del Comitato Nazionale, è nostro dovere – statutario – esercitare il diritto di critica quando sono in gioco, appunto, principi e valori di rango costituzionale.

DOCUMENTO DEL COMITATO NAZIONALE ANPI – 12 MARZO 2014
Considerata la situazione complessiva del Paese e le gravi difficoltà che esso sta attraversando, che raggiungono addirittura il livello dell’emergenza sociale;
Ritenuto che anche sul piano delle istituzioni, esistono difficoltà e problemi che esigono interventi riformatori ponderati, in linea col sistema costituzionale vigente; Considerato che vi è, nel Paese, molta discussione attorno alla legge elettorale ed alla
necessaria differenziazione del lavoro delle Camere, ma ancora non si riesce a varare una legge elettorale che corrisponda agli interessi reali del Paese e non a quelli dei singoli partiti e si attenga alle indicazioni della Corte Costituzionale. Nello stesso tempo, non si riescono ancora ad intravvedere piani organici di risanamento e sviluppo dell’economia, di rilancio dell’occupazione e, in generale, delle condizioni di lavoro e di vita della maggior parte delle cittadine e dei cittadini italiani e soprattutto dei giovani;
Ribadito che il ruolo della politica e dei partiti è fondamentale per la stessa vita democratica del Paese; che peraltro è proprio su questo terreno che occorre operare una vera e profonda riforma, che restituisca alla politica, appunto, il ruolo che le spetta, in piena consonanza con gli interessi della collettività, e riconduca i partiti al compito loro affidato dalla Costituzione;
Considera questa riforma complessiva prioritaria rispetto ad ogni altra, rappresentando la condizione essenziale non solo per il miglior funzionamento delle istituzioni, ma anche per superare la frattura che da tempo si è creata con i cittadini; Ritiene necessario precisare che:

1. per riforma della politica si deve intendere un mutamento radicale del modo di essere attuale dei partiti, dei comportamenti politici, nelle istituzioni e nella società, per restituire fiducia ai cittadini, ricondurre quelli che tuttora restano assenti, al voto, per ottenere la loro fattiva e convinta partecipazione al riscatto ed al rilancio del Paese;

2. occorre, insomma, tornare alla politica come l’avevano immaginata i Costituenti,
quando scrissero articoli fondamentali come il 54 (dovere dei cittadini cui sono affidate funzioni pubbliche di adempierle con disciplina e onore), il 97 (garanzia di buon andamento e imparzialità dell’amministrazione pubblica), il 49 (che assegna ai partiti la funzione di concorrere in modo democratico a determinare la politica nazionale) e quanto delinearono una struttura complessiva delle istituzioni, fatta di pesi e contrappesi e di corretti rapporti tra Parlamento, Governo e organi di garanzia.

3. il risultato che ci si propone non si raggiunge solo col taglio delle spese e degli sprechi (pur assolutamente indispensabile), ma deriva soprattutto da cambiamenti radicali di prassi, di costume, di modi di essere dei partiti e dei singoli e da un impegno forte contro la corruzione diffusa, contro l’evasione fiscale, contro l’avanzata - sull’intero territorio - della criminalità organizzata. Soprattutto si ottiene solo con una forte riaffermazione dell’etica nella politica, oltreché nella vita quotidiana e nelle istituzioni. È in questo contesto che vanno realizzate quelle riforme costituzionali che appaiono mature nella elaborazione diffusa e sono coerenti con la logica complessiva del sistema costituzionale; in primis, la riforma del sistema del cosiddetto bicameralismo “perfetto” che parta dalla necessità di differenziazione del lavoro delle due Camere, nell’esclusivo intento di rafforzare, migliorare e velocizzare l’attività legislativa per renderla più aderente ai bisogni del Paese. Queste sono, dunque, le condizioni essenziali perché ci sia, da un lato una prospettiva vera di riforme e di rilancio e dall’altro un ritorno alla normalità e civiltà dei rapporti in Parlamento e nelle istituzioni e si creino le condizioni per il ritorno a quel rapporto di fiducia tra cittadini, istituzioni e politica, che è fondamentale perché si realizzi davvero la democrazia. Per questa grande operazione, che non può più attendere ed è di assoluta urgenza, la guida va reperita sempre nei princìpi costituzionali e nei valori espressi dalla Costituzione. L'ANPI intende essere tra i primi in questa battaglia per la riforma della politica; ma è convinta della necessità che a questo impegno venga assicurata la massima partecipazione possibile, dalle istituzioni, dai partiti, dalle organizzazioni sociali, dalle cittadine e dai cittadini. Un appuntamento collettivo, al quale nessuno può mancare, se vuole davvero il riscatto del Paese.


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