In prossimità delle consultazioni
elettorali, ritengo doveroso comunicarvi il mio pensiero nella convinzione di
interpretare quello della maggioranza dei combattenti della Guerra di
Liberazione ancora attivi nella nostra associazione; iniziativa ,questa, mia
personale e non per mandato della Presidenza Nazionale di cui faccio parte, intenzionata
a non indirizzare il voto se non genericamente, nell’ambito di quelle forse
politiche che credono nei valori dell’antifascismo e riconoscono nella Resistenza il fondamento
della nostra democrazia sancita e regolata dalla Costituzione repubblicana.
E’ da questo esame
dell’attuazione costituzionale che, a
mio avviso, debbono prendere l’ avvio la nostra riflessione e il nostro
orientamento per uscire dalle strettoie imposte da un sistema liberistico - e
non liberale - dominato dai poteri finanziari sia pure sottoposti a critiche e
correzioni nel mondo, ma senza peraltro che
si siano prodotti gli sbocchi nella comunità internazionale che la Guerra di Liberazione aveva ideato, imperniata
sui doveri di assicurare ad ogni essere umano le stesse possibilità di realizzarsi, contribuendo anche se in modo
differente - a seconda delle proprie capacità - a formare il bene comune,
ovvero una comunità solidale,rispettosa e compartecipe delle risorse.
Da tale principio che diede
impulso alla Rivoluzione Francese e alla formazione degli Stati Uniti, presente
in molte istanze del nostro Risorgimento, presero sostanza spirituale e politica l’antifascismo
e la Resistenza , tradotte tali idealità in norme dai Costituenti,
qualificate dall’ umanesimo marxista. cristiano e liberale. Ne è seguito però
un lungo periodo -dalla Liberazione ad oggi- di torpore intellettuale che ha
ridotto la Resistenza
ad episodio storico e non quale magistero da sviluppare e seguire. Da ciò il “tradimento della
Resistenza” , non solo come lotta armata
meritoria per il conseguimento della libertà, ma in quanto indirizzo politico egualitario e di moralità ad ogni livello.
Avevamo sperato che l’invito al
ritorno spirituale e politico dei Costituenti, raccomandato dal presidente Napolitano,
fosse attuato ad opera dei partiti cui dare il nostro consenso, ma sinora non è stato così. Confidiamo quindi in
un ripensamento che dia senso e valore alla nostra scelta nel rispetto della
libertà individuale ma in sintonia con le ragioni di adesione all’ ANPI che inducono a considerare la Resistenza
trascendente all’evento storico - comunque
da conoscere, approfondire, divulgare - per assumere carattere permanente di
riferimento e stimolo del progresso democratico e sociale.
Massimo Rendina
Vice Presidente nazionale ANPI