Siamo alla vigilia del 25 novembre Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne. Non riempiremo come gli altri anni le piazze italiane e quelle di tanti altri paesi poiché la pandemia impone misure e cautele in una fase in cui il virus è ancora forte e diffuso. L’emergenza sanitaria ci impone regole e distanziamenti inediti e per le donne fragili abusate dentro le mura domestiche ha rappresentato e rappresenta un’ulteriore e drammatica difficoltà, quella di convivere, spesso con i figli, insieme a chi esercita violenza su di loro.
I casi di femminicidio e di uccisione dei figli è aumentato in questi mesi di lockdown, smart working e didattica a distanza.
Mai come ora è indispensabile da parte delle Istituzioni, delle diverse realtà politiche e sociali un impegno forte e costante che metta al centro il rispetto della donna, della sua identità, dei suoi desideri, della sua volontà per realizzarsi compiutamente nella vita culturale e sociale. Senza una politica che pensi a dare opportunità di lavoro e un welfare capace di sostenere le loro scelte di vita e di lavoro tutto questo sarà impossibile.
La nostra associazione da sempre schierata contro la violenza della guerra, ricorda le violenze, le torture cui tante partigiane sono state sottoposte e la loro grande forza nell’affrontarle, consegnando alle Madri Costituenti, tante delle quali venivano dalle file della Resistenza, il compito di tradurre in norme i valori di giustizia sociale, libertà, uguaglianza per cui avevano combattuto. Uguaglianza di diritti nella famiglia, nella società e nel lavoro. Lavoro che è il fondamento della nostra Costituzione, art.1, e che all’art.
37 sancisce la parità retributiva tra uomo e donna.
Troppi anni sono passati senza che tali principi siano stati rispettati e pienamente attuati. Ripartiamo dalla riconquista di questi valori nella convinzione, oggi più che mai, che per le donne il lavoro significhi anche la possibilità di uscire da situazioni di convivenza pericolose per sé e per i propri figli. Troppo spesso la mancanza di autonomia economica impedisce loro di poter andar via e iniziare una nuova vita. Va sottolineato come ancora oggi l’uomo veda moglie e figli come una proprietà, il nostro pensiero allora non può tornare a ricordarci quale fosse la condizione della donna nei secoli scorsi e soprattutto negli anni del fascismo.
Come Coordinamento donne Anpi provinciale di Roma intendiamo avviare un percorso di approfondimento sui temi relativi alle trasformazioni avvenute attraverso la legislazione dal 1948 ad oggi per quanto riguarda il ruolo della donna nella famiglia e nel lavoro che culminerà in un’iniziativa che si svolgerà all’inizio del 2021.
Ci piace ricordare, in questa occasione, le parole usate dalla nostra compianta presidente nazionale Carla Nespolo in occasione del 25 novembre del 2017 e sempre di grandissima attualità e rivolte anche agli uomini: “Costruiamo tutti insieme una comunità di resistenti all’arretratezza culturale di parte di questo Paese. Abbiamo una valida risorsa di pensieri e azioni: i combattenti per la libertà. Che più di settant’anni fa ci hanno regalato, dopo lotte dure ed estremi sacrifici il bene prezioso della democrazia…Non fermiamoci al 25 novembre, costruiamo insieme un percorso di rinnovamento umano del Paese. L’Anpi farà la sua parte.”