Facendo seguito al primo bando di reclutamento diffuso dalle autorità di Salò il 9 novembre 1943 e destinato alle classi di leva 1923-1924-1925, un ulteriore decreto firmato da Mussolini ed emanato il 18 febbraio 1944 sanciva la pena di morte "mediante fucilazione nel petto" per i disertori dell'Esercito Nazionale Repubblicano e per quanti non si fossero presentati alla visita di leva. Per quanto la pena minacciata non sia stata quasi mai applicata con il rigore previsto dalla norma, il provvedimento sortì un effetto di segno nettamente opposto a quello sperato, determinando un netto incremento nell'afflusso verso le formazioni partigiane dei giovani appartenenti alle classi di leva interessate dal bando: su circa 180.000 richiamati, soltanto in 87.000 si presentarono ai distretti di leva del proprio territorio di appartenenza, spesso disertando poco dopo l'arruolamento. Il successivo 25 aprile un ulteriore bando, reiterato il 28 ottobre, prometteva l'amnistia a sbandati e renitenti che si fossero presentati di lì a un mese, minacciando la fucilazione per quanti avessero dato loro alloggio dopo il termine di scadenza; anch'essi rimasero sostanzialmente inattuati.
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