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10 marzo 1944: in Via Tomacelli i GAP sbaragliano la formazione fascista "Onore e Combattimento"

    
Nei mesi di febbraio e marzo 1944, quando a Roma diviene ormai chiaro che l'avanzata delle truppe alleate si è arrestata alle falde di Montecassino e sulle spiagge di Anzio e la prospettiva della liberazione della capitale si fa sempre più lontana, le truppe tedesche riprendono con rinnovato vigore i rastrellamenti nei quartieri popolari con l'obiettivo di inviare manodopera in Germania per contribuire allo sforzo bellico nelle fabbriche del Reich. Roma, posta nelle immediate retrovie del fronte e rappresentando in tal senso tanto un nodo logistico di fondamentale importanza per i rifornimenti di uomini e mezzi quanto località di riposo per le truppe provenienti dalla prima linea, diviene una città militarizzata, ove i tedeschi e i fascisti tentano di imporre arbitrariamente il proprio ordine avocando a sé il monopolio della forza.           All'illegittimità dell'ordine nazifascista e del suo terrore, i GAP rispondono con la scelta, spesso sofferta e umanamente problematizzante, della guerriglia armata, che nel marzo 1944 si concretizza nel sostegno e nell'organizzazione da parte dei partigiani di manifestazioni dimostrative popolari e nell'attacco diretto contro sedi e rappresentanti del potere nazifascista.
    Il 10 marzo 1944, le camicie nere commemorano presso il teatro Adriano, in piazza Cavour, l'anniversario della morte di Giuseppe Mazzini: i gappisti, decisi a punire l'appropriazione da parte dei fascisti della figura di Mazzini, si preparano all'attacco. Terminata l'orazione conclusiva, i partecipanti sfilano in corteo sino al centro della capitale: in testa alla colonna marciano gli allievi ufficiali del costituendo battaglione "Onore e Combattimento", circa 200 elementi vestiti di uniformi nuove di zecca e armati fino ai denti, «macabri alberi della cuccagna», come li ebbe a definire nelle sue memorie Rosario Bentivegna. Ad attenderli in via Tomacelli vi è un commando dei GAP composto da Mario Fiorentini, Rosario Bentivegna, Franco Ferri e Francesco Curreli, appostati all'altezza del piccolo mercato che si apre tra via Tomacelli e via dell'Arancio: tra la folla sono mescolati Carlo Salinari e Marisa Musu. 
    All'arrivo del corteo fascista, uno dei quattro gappisti si avventa con la pistola spianata contro un milite della PAI posto a protezione del corteo, mettendolo in fuga: gli altri tre, seguendo Mario Fiorentini che dirige l'azione, scagliano contro i fascisti bombe di mortaio Brixia opportunamente modificate, dileguandosi poi fulmineamente nel dedalo di vicoli del rione. La spavalderia fascista, che un attimo prima si era manifestata nelle strofe "All'armi siam fascisti, terror dei comunisti!", si dissolve all'istante: il corteo ripiega alla spicciolata verso ponte Cavour, lasciando sul terreno nove caduti. Dopo l'attacco dei GAP, i tedeschi impediranno ai fascisti di tenere pubbliche dimostrazioni all'interno della città. L'azione di via Tomacelli rappresenterà il banco di prova per il successivo attacco di via Rasella, tra le più efficaci azioni di guerriglia urbana mai compiute dal movimento partigiano dell'intera Europa occupata.


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