Ottantuno anni fa, la strage che nei progetti criminali dei nazisti, spalleggiati dai reparti dei collaborazionisti fascisti, avrebbe dovuto piegare definitivamente Roma, città ribelle e mai doma, dove in quei mesi la guerriglia partigiana colpiva quotidianamente in ogni luogo e metà della popolazione nascondeva l'altra metà. Unico obiettivo dell'eccidio, spezzare il fortissimo legame di solidarietà tra la popolazione e il movimento resistenziale, al fine di riaffermare con la forza il proprio ordine fondato sul ricorso sistematico allo sterminio. Nessuna finalità di rappresaglia, come confermato in sede processuale dallo stesso Priebke, a proposito dei cinque uomini aggiunti alla lista fornita dal questore fascista Caruso: «Fucilammo cinque uomini in più. Uno sbaglio, ma tanto erano tutti terroristi, non era un gran danno». Fuggito in Argentina, dove visse indisturbato per quasi cinquant'anni, Priebke fu riconosciuto da una troupe televisiva statunitense nel 1994, venendo poi estradato in Italia l'anno successivo. Morì dopo aver compiuto i cento anni nell'abitazione romana in cui era detenuto agli arresti domiciliari, dopo aver orgogliosamente rivendicato nel proprio testamento il proprio passato di nazista e aver apertamente negato l'Olocausto.
Tra quei 335 riconosciamo "generali e straccivendoli, operai e intellettuali, commercianti e artigiani, un prete e settantacinque ebrei; monarchici e azionisti, liberali e comunisti" e persone senza credo politico, come ricordato dallo storico Alessandro Portelli. Di fronte ai luoghi comuni che troppo spesso inquinano il dibattito pubblico, alle falsità mosse dal revisionismo, alla narrazione che fa dei carnefici le vittime innocenti, la vita e l'esempio dei martiri delle Fosse Ardeatine parlano da sé, più eloquenti di qualsiasi discorso.
Alle antifasciste e agli antifascisti di oggi il compito di raccogliere il loro testimone e continuare a percorrere i loro sentieri.
𝑆𝑜𝑔𝑛𝑎𝑚𝑚𝑜𝑢𝑛'𝐼𝑡𝑎𝑙𝑖𝑎𝑙𝑖𝑏𝑒𝑟𝑎, 𝑔𝑖𝑢𝑠𝑡𝑎, 𝑑𝑒𝑚𝑜𝑐𝑟𝑎𝑡𝑖𝑐𝑎. 𝐼𝑙𝑛𝑜𝑠𝑡𝑟𝑜𝑠𝑎𝑐𝑟𝑖𝑓𝑖𝑐𝑖𝑜𝑒𝑖𝑙𝑛𝑜𝑠𝑡𝑟𝑜𝑠𝑎𝑛𝑔𝑢𝑒𝑛𝑒𝑠𝑖𝑎𝑚𝑜𝑙𝑎𝑠𝑒𝑚𝑒𝑛𝑡𝑎𝑒𝑑𝑖𝑙𝑚𝑜𝑛𝑖𝑡𝑜𝑝𝑒𝑟𝑙𝑒𝑔𝑒𝑛𝑒𝑟𝑎𝑧𝑖𝑜𝑛𝑖𝑐ℎ𝑒𝑣𝑒𝑟𝑟𝑎𝑛𝑛𝑜.
(Lapide all'interno del mausoleo)